La Foresta Oritana e Guagnano
Guagnano, comune situato nel nord del Salento, un tempo faceva parte dell'area coperta dalla Foresta Oritana. Questa vasta foresta, che si estendeva tra Oria, Manduria e fino alla costa ionica, comprendeva anche i territori limitrofi di Guagnano, Salice Salentino e San Pancrazio Salentino.
Il legame tra Guagnano e la Foresta Oritana
1. Antica vegetazione: Il territorio di Guagnano era ricoperto da una fitta macchia mediterranea e da boschi di leccio, fragno, quercia vallona e sughera, con una ricca fauna selvatica.
2. Uso del territorio: Nel Medioevo, la foresta offriva protezione agli abitanti locali e veniva sfruttata per il legname, il pascolo e la raccolta di ghiande per l’allevamento.
3. Deforestazione: A partire dal XVIII secolo, l’abbattimento degli alberi per fare spazio all’agricoltura e alla viticoltura portò alla quasi totale scomparsa della foresta, trasformando il territorio di Guagnano in una zona prevalentemente coltivata.
4. Eredità ambientale: Oggi, il paesaggio attorno a Guagnano è dominato da vigneti (soprattutto di Negroamaro e Primitivo), ma restano alcune aree boschive relitte, segni della passata estensione della Foresta Oritana.
Sebbene la foresta non esista più, la sua memoria sopravvive nei nomi di alcune contrade e nella biodiversità delle poche zone boschive rimaste nel territorio salentino.

Uno Stato Onnipresente
Una delle costanti della storia alle soglie dell'Età Moderna, è stata la presenza di un esteso patrimonio demaniale, posto sotto del direttive gestionali, amministrative e di controllo dello Stato, surrogato in epoca feudale dai nobili.
La struttura economico-sociale del territorio risentì negativamente delle smanie imprenditoriali dell'autorità pubblica, che a lungo privilegiò la promozione delle proprie terre.
Federico II in particolare perseguì un generale progetto di sviluppo territoriale centrato proprio sul sistema delle aziende statali. Le risorse locali rimasero invece a lungo irretite dai mille vincoli e monopoli imposti a tutto favore dell'imprenditoria pubblica; gli esiti di questa politica restarono molto lontani non solo dalle attese delle popolazioni, ma finanche dalle possibilità concrete di realizzabilità nonché dalla sostenibilità ecologica e sociale del territorio.
La foresta Oritana
La Foresta di proprietà statale o del feudatario lasciava ai cittadini la possibilità di esercitare alcuni diritti d'uso, in primo luogo la facoltà di raccogliere la legna morta (cioè di legnare a secco), fatta eccezione per un periodo che andava dal 29 di settembre al 6 di dicembre, epoca in cui il querceto (la ghianda) era riservato al pascolo (la grassa) dei maiali.
Oltre a questa entrata lo Stato riscuoteva, come riconoscimento del suo supremo dominio, una quota (la vigesima) degli agnelli. Fra le entrate minori ricordiamo alcuni diritti sull'utilizzo delle acque per la macerazione (curatore) del lino (a sinistra una sorgente a tale scopo utilizzata) e sulla caccia ai tordi. Nel Medioevo vi si praticava, inoltre, il trattamento della pece, attività per la quale occorreva molta legna come combustibile.
Al suo interno sorsero, già verso la fine del Medioevo, numerose masserie.
Per il controllo dei pascoli giunsero a collidere ben presto gli interessi del Re, titolare di vaste aree demaniali che attendevano un idoneo sfruttamento, dei feudatari, aspiranti a ritagliarsi analogo spazio economico all’interno del proprio feudo, e delle comunità, che nel frattempo avevano maturato plurisecolari diritti consuetudinari ed aspiravano a trasformarli in riserva di dominio.
Per porre il suggello della autorità regia (o signorile), ma soprattutto per razionalizzare l’utilizzo di questa risorsa, i Normanni introdussero la giurisdizione forestale, istituendo le prime foreste. Con la denominazione di foresta (e la variante germanica di gualdo) si intendeva una entità giuridica più che ecologica, nel senso che essa indicava, almeno inizialmente, un territorio di cui il re o il signore si riservava il godimento esclusivo, mediante l'imposizione di un bando, cioè del divieto di accedere allo sfruttamento delle rispettive risorse. Per la sua osservanza era previsto un apposito servizio di vigilanza armata, che al pari degli altri ufficiali dell'amministrazione pubblica si resero protagonisti di una serie infinita di soprusi e di vessazioni.