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Le origini di Guagnano

Le origini di Guagnano possono essere ricondotte al periodo messapico. Poco distante da Masseria San Gaetano – tra Guagnano e Cellino San Marco – venne alla luce la presenza di un villaggio abitato da Messapi e Japigi, attestata anche da effigi funerarie. Gli ornamenti messapici e le suppellettili di vario genere attestano un’intensa attività agricola dedita alla coltivazione di ulivi, vite, frutti, legumi e frumento.

La nascita di Guagnano

La nascita vera e propria di Guagnano risale al secolo XIII, agli albori dell’età dei Comuni. Se ne trova testimonianza attraverso i registri della Cancelleria Angioina del 1278. Guagnano sarebbe sorto in seguito ai trasferimenti effettuati dalle rovine dei villaggi di Monticello e di Pucciano, di Acquarolo e Materano del Feudo di Salice Salentino. Infatti in origine il Feudo di Guagnano era compreso nel distretto della Grande Foresta di Oria. Rosario Jurlaro sostenne che il limite della foresta fosse, anticamente, sul sagrato dell’attuale Chiesa matrice, alle spalle della precedente chiesetta. Guagnano faceva parte della diocesi di Oria, perciò subì influssi culturali di matrice greca, dato che nelle parrocchie delle diocesi era diffuso il rito greco di liturgia bizantina. Nel Dizionario Corografico a cura di Amati si legge che lo spazio di Guagnano era occupato da vigneti, ulivi e alberi da frutto e non mancavano i pascoli. 

Uno Stato Onnipresente

Una delle costanti della storia alle soglie dell'Età Moderna, è stata la presenza di un esteso patrimonio demaniale, posto sotto del direttive gestionali, amministrative e di controllo dello Stato, surrogato in epoca feudale dai nobili.
La struttura economico-sociale del territorio risentì negativamente delle smanie imprenditoriali dell'autorità pubblica, che a lungo privilegiò la promozione delle proprie terre. 
Federico II  in particolare perseguì un generale progetto di sviluppo territoriale centrato proprio sul sistema delle aziende statali. Le risorse locali rimasero invece a lungo irretite dai mille vincoli e monopoli imposti a tutto favore dell'imprenditoria pubblica; gli esiti di questa politica restarono molto lontani non solo dalle attese delle popolazioni, ma finanche dalle possibilità concrete di realizzabilità nonché dalla sostenibilità ecologica e sociale del territorio.

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La Foresta Oritana

La Foresta di proprietà statale o del feudatario lasciava ai cittadini la possibilità di esercitare alcuni diritti d'uso, in primo luogo la facoltà di raccogliere la legna morta (cioè di legnare a secco), fatta eccezione per un periodo che andava dal 29 di settembre al 6 di dicembre, epoca in cui il querceto (la ghianda) era riservato al pascolo (la grassa) dei maiali.

Oltre a questa entrata lo Stato riscuoteva, come riconoscimento del suo supremo dominio, una quota (la vigesima) degli agnelli. Fra le entrate minori ricordiamo alcuni diritti sull'utilizzo delle acque per la macerazione (curatore) del lino (a sinistra una sorgente a tale scopo utilizzata) e sulla caccia ai tordi. Nel Medioevo vi si praticava, inoltre, il trattamento della pece, attività per la quale occorreva molta legna come combustibile. 

Al suo interno sorsero, già verso la fine del Medioevo, numerose masserie.

Per il controllo dei pascoli giunsero a collidere ben presto gli interessi del Re, titolare di vaste aree demaniali che attendevano un idoneo sfruttamento, dei feudatari, aspiranti a ritagliarsi analogo spazio economico all’interno del proprio feudo, e delle comunità, che nel frattempo avevano maturato plurisecolari diritti consuetudinari ed aspiravano a trasformarli in riserva di dominio.
Per porre il suggello della autorità regia (o signorile), ma soprattutto per razionalizzare l’utilizzo di questa risorsa, i Normanni  introdussero  la giurisdizione forestale, istituendo le prime foreste. Con la denominazione di foresta (e la variante germanica di gualdo) si intendeva una entità giuridica più che ecologica, nel senso che essa  indicava, almeno inizialmente, un territorio di cui il re o il signore si riservava il godimento esclusivo, mediante l'imposizione di un bando, cioè del divieto di accedere allo sfruttamento delle rispettive risorse. Per la sua osservanza era previsto un apposito servizio di vigilanza armata, che al pari degli altri ufficiali dell'amministrazione pubblica si resero protagonisti di una serie infinita di soprusi e di vessazioni. 

Ricca di fotoriproduzioni delle testimonianze più significative e di vecchie immagini, l'opera si articola in cinque parti e, dopo una ricostruzione storico-critica dell'etimo del nome, delle prime attestazioni del casale (seconda metà del Duecento) e delle vicende (fino al quattrocento), nelle ultime tre sezioni prende in esame una abbondantissima documentazione cinquecentesca, quasi del tutto inedita, scoperta nei più diversi archivi in un trentennale faticoso lavoro di ricerca.

Leggendo il volume si viene a sapere della giurisdizione (1466) di Lecce su Salice e Guagnano, dell'esistenza in vita ancora nel 1495 del barone Zurlo Salvatore III.

E, nel Cinquecento, del primo sindaco attestato (1512-13), del primo Consiglio Comunale (1573), del primo arciprete (alla fine del quattrocento); dell'industriarsi dei cittadini nei più diversi settori, dell'attività agricola, degli stenti, delle vertenze debitorie dell'Università; si conosce a fondo la toponomastica, con sorpresa si scopre che l'attuale emblema civico è già documentato nel 1595.

Si apprende che nel XVI secolo la Chiesa Matrice, di cui sono presenti tutti gli altari padronali, è ancora in fase di completamento; ecc...

Si tratta certo di microstoria, storia locale, di piccoli uomini e di piccole cose...

Ma questa rivisitazione di un mondo, pur così lontano, sembra essere l'anticipazione speculare di realtà ancor oggi vive e condizionanti.

Le origini di Guagnano possono essere ricondotte al periodo messapico. Poco distante da Masseria San Gaetano – tra Guagnano e Cellino San Marco – venne alla luce la presenza di un villaggio abitato da Messapi e Japigi, attestata anche da effigi funerarie. Gli ornamenti messapici e le suppellettili di vario genere attestano un’intensa attività agricola dedita alla coltivazione di ulivi, vite, frutti, legumi e frumento. La nascita vera e propria di Guagnano risale al secolo XIII, agli albori dell’età dei Comuni. Se ne trova testimonianza attraverso i registri della Cancelleria Angioina del 1278. Guagnano sarebbe sorto in seguito ai trasferimenti effettuati dalle rovine dei villaggi di Monticello e di Pucciano, di Acquarolo e Materano del Feudo di Salice Salentino. Infatti in origine il Feudo di Guagnano era compreso nel distretto della Grande Foresta di Oria. Rosario Jurlaro sostenne che il limite della foresta fosse, anticamente, sul sagrato dell’attuale Chiesa matrice, alle spalle della precedente chiesetta. Guagnano faceva parte della diocesi di Oria, perciò subì influssi culturali di matrice greca, dato che nelle parrocchie delle diocesi era diffuso il rito greco di liturgia bizantina. Nel Dizionario Corografico a cura di Amati si legge che lo spazio di Guagnano era occupato da vigneti, ulivi e alberi da frutto e non mancavano i pascoli. Arditi1 riferì di un massiccio disboscamento dell’area – inizialmente ricoperta da un fitto bosco, noto come Bosco di Monticello – probabilmente a causa della soppressione delle corporazioni religiose attuata dal primo governo post-unitario e del conseguente incameramento dei beni immobiliari, che furono redistribuiti tra i coloni poveri. Dal punto di vista dell’andamento demografico, Guagnano presenta nel 1447 soli 37 fuochi, si contano 308 fuochi nel 1773 (stando ai dati riportati nel secondo Catasto Onciario). Data importante per il paese è quella del 20 maggio 1798, quando fu consacrata l’attuale Chiesa Matrice; i lavori ebbero inizio nel 1750 e durarono più di 40 anni. Oltre alla Chiesa Matrice, Guagnano ebbe anche le Carceri Civili, proprio in piazza, nelle vicinanze della Chiesa Matrice.

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